LA MORTE VISTA DA UN'ALTRA PROSPETTIVA DI JONATHAN LION KLAYN

 LA MORTE VISTA DA UN'ALTRA PROSPETTIVA


La morte è la fine dell’esistenza corporea e può arrivare nelle nostre vite attraverso la perdita di persone per noi importanti, attraverso una diagnosi infausta che riguarda noi o altri oppure, più semplicemente, condizionarci con la paura di morire o che altri muoiano. Quando si verifica la morte di una figura significativa (un genitore, un figlio, un fratello, un amico particolarmente caro), l’assenza fisica crea una intensa sensazione di mancanza e una acuta sofferenza sia psicologica che fisica, che si può esprimere con la chiusura psichica, accompagnata dal disperato desiderio di non andare più avanti, di non vivere più senza colui/colei che era così importante da rappresentare non solo un affetto, ma anche un punto di riferimento e di appoggio. La morte di un figlio in particolare porta con sè tale e tanto dolore da travolgere la coppia genitoriale fino a portarla, per l’emersione di vissuti negativi e di reciproca colpevolizzazione, alla rottura. In generale di fronte alla morte dobbiamo confrontarci con qualcosa di troppo grande e sul quale non abbiamo nessun potere e alcuna possibilità di agire. Nei nostri pensieri si affacciano dubbi, incertezze, ansie; le condizioni iniziali subiscono cambiamenti e dobbiamo riorganizzare la nostra vita pieni di timore. Anche il rischio legato alla morte, dovuta a malattia o diagnosi grave, induce alla paura, sia per chi vive la malattia in prima persona, sia per i familiari e gli amici vicini. Se ad ammalarsi è un genitore giovane, questi avrà paura di lasciare i figli prima che siano autonomi. I familiari dei malati, possono vivere l’attesa della morte del loro caro in mille modi diversi e la sofferenza è vissuta in modo intimo e soggettivo, ma tutti vivranno l’intensa paura di essere abbandonati da chi amano. Anche la sola paura di morire o il solo pensare alla morte, crea una condizione di crisi, di paure, di condizionamenti. Può accadere infatti che una persona ansiosa pensi alla morte con estrema frequenza e che interpreti ogni comportamento o situazione di rischio come potenzialmente fatale sperimentando altra paura; un esempio è il ritardo di una telefonata che si attende, che può generare un pensiero negativo catastrofico del tipo: “E’ successo sicuramente qualcosa di grave, un incidente!” Questo pensiero, crea una reazione a livello emotivo di paura, angoscia, tristezza ed un comportamento successivo di disperazione e pianto. Eppure non tutti affrontano la morte delle persone care, la malattia o la paura della morte allo stesso modo. La cultura, la religione, possono incidere sul concetto stesso di morte. In alcune culture si crede nella reincarnazione (il rinascere sotto altre forme o persone) oppure nella vita ultraterrena (dopo il trapasso vi è la risurrezione dell’anima); in altre ancora la morte viene considerata come una “festa” a vita nuova. Anche il tipo di educazione, le esperienze infantili, la storia di vita, il temperamento, la personalità possono influenzare il modo con il quale ci rapportiamo alla morte, in tutti i suoi aspetti. Il semplice esprimere le proprie paure dopo un accadimento così tragico può fare la differenza in un percorso di fronteggiamento: può rendere più forti e liberare dalle inquietudini, dalle ansie e dalle paure che possono rischiare di danneggiare le altre relazioni o compromettere la possibilità di instaurarne di nuove. 

Nel seguente video Jonathan Lion Klayn ci spiegherà l'aspetto di questa fase della vita sotto un altro punto di vista. Buona visione:



Potete trovare altri video nel canale youtube:

https://www.youtube.com/channel/UCTN3D85MPVpoiBJG_qIpmBA



Commenti

Post più popolari